Il sole picchiava forte
perentoria stella circolare
raggiera ardente dal moto lento
tensione al millenario spegnersi
in bruciante dono
Battevano repentine ombre all'iride
impasti di polveri e ambrosia
tra due costole impazzite
d'una città d'acciaio
e piazze dai cento occhi di vetro
sospesi negli affari quotidiani
Mentre la nave approdava l'Everest di cartapesta
le ventole giravano all'unisono
in una danza come di Dervisci
insegnanti all'insegna
d'evidenziarsi replica
tra vie di seni a punta e ponti mobili
Eva guardò la meridiana immensa
sormontare la facciata del colosso
"Tempus fugit sicut umbra"
parole impresse sotto il chiodo in madreperla
Eva girò uno sguardo
al riflesso attento
sul pavimento liscio acqua
e nero pece
e si vide sorridere nel pianto
e si vide fiore vermiglio
e poi radice e seme
poi terra
e vento cosmico nascente
Ma passato fu già
l'Attimo Propizio
che s'allungò il passo dalla carne bianca
e si coprì il capo il rosso dei capelli...
Eva tornò un mantello
tra i mantelli
ombra che passa
nel sole e nel tempo