Incapace di condurre la mia vita,
me ne sto qui seduta, con la penna tra le dita,
scrivo mille e più pensieri,
mettendoli per iscritto sembreranno meno reali,
come una favola infantile, che un lieto fine deve avere.
Piango, perché una via di uscita non so trovare
alla paura di cadere, che accompagna il mio avvenire.
Chi mai mi guarderebbe saltare?
La mia illimitata immaturità,
mi spinge a cercare una guida,
un filo rosso che mi restituisca alla realtà.
Ma, immancabilmente, questa non fa altro che colpire
con violenti pugni chiusi,
e la vista si appanna,
e odo solo un amaro silenzio, che mentalmente mi avvelena,
cado, non posso farne a meno...