cielo, svela il tuo disegno arcano a noi che,
da qua giù, umili, alziamo lo sguardo alla tua volta,
e rimirando l'infinito dei tuoi abissi nell'infinito dei nostri animi,
umilmente, speriamo e preghiamo.
Di terre bruciate e martiri arsi siamo stanchi!
Di sante divinità che al sangue vincolano il culto,
e prosperano e crescono come piante che lo stesso sangue nutre,
siamo, somma volta celeste, stanchi!
Incubo è ora il sogno per cui i tuoi astri, curiosi, ci ammirarono,
e nero petrolio è quel bianco candore che il mondo abbracciava,
e per cui loro, ci amarono; ora il vostro sguardo sentiamo lontano,
ma noi che ancora sogniamo, vi amiamo.
Cielo, dispiega l'aurora celeste!
Che ci avvolga come le ali di una cosmica fenice,
e nel suo ardente abbraccio senza tempo,
dalle ceneri, doni la rinascita alle troppe anime che giacciono spente!
Qui tutto è vuoto, qui tutto è vano,
lodiamo e serviamo un corrotto sovrano;
ma non è al paradiso che io voglio mirare, non io!
Io tra di voi, eternamente, vorrei riposare!