piu' conosceva l'acqua
se non quella fastidiosa che cade
con quelle mani scure
lo sguardo perso
fantasmi nel vuoto contava
un solo vestito
per ogni ora, ogni stagione
ogni suolo era il suo
dalle panchine era gia'stato cacciato
anche di lui l'odore si era spaventato
e lontano andava
in quell' angolo per un po' non diede fastidio
aspettava sotto il sole la pieta'
non vidi mai come mutavano le monete
a sera si alzava e nel buio spariva
miravo spesso ai visi che incrociavo
rubare tentavo i loro pensieri
e le rughe degli occhi
si divide stranamente l'umanita'
una camicia e la sua elegante cravatta
si china e deposita qualcosa
l'ermellino gia' morto accelera il passo
il pelo sembra rizzarsi
a un odore più selvaggio
lei si gratta forse per questo
borbotta e scuote il capo
come cacciando orde di moscerini
il fiato trattenendo e offrendosi
al gas migliore di un'auto
non e' la peggiore
fece meglio chi ha tanti zeri
puoi dividere se sono tanti?
lui il resto non ha
e neppure la cravatta.
venne un giorno il vigile
insieme ai tanti zeri
stufi di contare, il sorriso sulle labbra
negli occhi velieri e ballerine
dissero:ordine e pulizia
spostate la spazzatura
loro e': l'aria e il suolo che cammini
quando il tempo
sul muro disegna una macchia
un pennello e il mestiere
danno al tutto un altro candore
quando al muro si staglia un anima
non sappiamo ancora cosa fare
cio' non da pensiero finche' e' sola
un dubbio deve leggendo visi smunti
che guardano ma non possono entrare
la storia non si impara
del vicino importa solo il corpo
il quale si presta a mille usi