E volgo lo sguardo, e lo vedo, il capo mi si china, e l’anima mia lo guarda.
Mi sconcerta e mi duole la vista di costui,
ha gli occhi buoni, e la magrezza della sofferenza,
lo sguardo suo non reggo, e mi scoraggio, e continua a guardarmi,
mi confonde costui, non lo sopporto,
mi tende la sua mano scarna, mi ritraggo, e mi vergogno,
sì, dell’opulenza mia, io mi vergogno.