Cento!
Ebbene sì, son cento;
ma quale cento volteggia nell'aria?
Forse cento farfalle
sfuggite ad una fata distratta
o
cento sogni inseguiti,
sofferti, realizzati?
Oh, no;
sono cento luminose primavere!
Cento,
inaccessibile cento
che il cellerese borgo etrusco
mai celebrò
e che oggi tu cogli
dall'albero della vita.
Cento gocce
stillate dalla roccia,
che ora vanno a fondersi
nell'immenso mare del tempo.
Breve segno, piccolo tratto
di un percorso senza fine,
ma che tu, solo tu,
hai tracciato,
carissimo Francesco,
e che ancora ti accingi a proseguire,
sospinto da una folla osannante
che innalza un limpido
e puro canto di vita.
Cento, cento, cento e...
"tempus fugit"
e corre infinito!