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C'era un tempo in cui
C'era un tempo in cui vivevo su ali invisibili di armonici sogni
privi di vita e saturi di utopica bellezza
Ogni giorno sempre più, indomabili scintille di desideri terreni
eclissavano l'infantilismo della mia mente,
lasciando spirare senza riguardi
il fanciullo che una volta viveva in me
e che armato soltanto della propria fantasia
avrebbe potuto e voluto l'impensabile
È possibile vivere evitando di lasciarsi trasportare
da un'intangibile manciata di assurde tentazioni?
Effimere, nocive, adescatrici
ma allo stesso tempo apparentemente essenziali?
Faccio parte di questo mondo.
Sono figlio della malattia che esso genera
e portatore sano di morte,
quella morte della quale il genere umano si nutre
assimila e poi in una notte dimentica,
per tornare la mattina seguente
a far finta di essere felice.
Felice di avere ogni volta l'opportunità
di farsi manipolare il destino.
Anche solo per un altro giorno
Ho vissuto quel tanto che basta per capire
quale sia, oggi, il vero significato della vita,
ma non l'ho fatto abbastanza per evitare
di esserne travolto senza considerazione.
Faccio ciò che loro si aspettano da me.
Vivo attenendomi ai loro insegnamenti subliminali,
lezioni di vita apparente nelle quali
la regola madre è composta dalle parole "non" e "pensare"
Mai farsi domande cercando di trovare loro
risposte libere da gioghi opprimenti
e basate sulla probità delle proprie opinioni
Mai illudersi di poter inibire,
o anche solo rallentare,
l'intricato marchingegno che maschera il mondo attuale da teatro:
un triste palcoscenico allestito
per dar vita allo spettacolo più macabro congetturabile
Mai urlare al cielo la rabbia che nutriamo
per l'oscurità che circonda il nostro vivere,
per una forza ignota che dal momento della nostra nascita
ha avviato un lento processo
di atrofizzazione mentale e assuefazione al materiale
Credono di poterci obbligare,
costringerci a soffocare il desiderio
di distruggere le insidie che puntualmente
dissipano l'innocenza del fanciullo.
L'angelica purezza che tutti prima o poi
finiscono per macchiare con gocce di eccitante trasgressione
Credono in questo.
E spesso riescono nel loro subdolo intento.
Ma nessuno mai potrà mettere a tacere un sentimento
senza poi venir travolto dall'impeto del suo grido,
reso devastante dall'obbligo di repressione
L'uomo vive di peccati e naviga nei difetti congeniti di un'esistenza lasciva,
non perché lo desideri veramente
ma perché è la realtà in cui è inserito che lo rende cieco.
Però, all'occorrenza e a fatica, riesce
talvolta a specchiarsi nel riflesso del sacrificio
Un sacrificio dolorosamente grande
ma inevitabile per una vera, sudata, immensa libertà
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