Acque dei mari, dei fiumi, dei torrenti
venite a me,
l'emiciclo del mio abbraccio
sarà la vostra baia infinita
dove torneranno messapi a sostare;
sulle vostre sabbie bianche
cavalcheranno dioscuri.
Danzeranno fanciulle al suono delle vostre onde.
Lontane sirene tenderanno trappole
all'agguato delle murene
e i gabbiani stenderanno lini
per l'amplesso degli amanti.
Mare, mare, con occhi di salsedine
mi scruti dentro.
La tua voce è quella del marinaio
che a sera chiama per nome velieri senza padrone,
quando s'imbeve di luna il sarago argentato
e l'ultimo ombrellone abbandonato
giace riverso immemore di sole.
Un granchio affamato rotola verso la sua tana
briciole di cielo cadute
dalle mani di una donna azzurra,
e poco lontano un uomo
affonda lo sguardo opalescente
lì dove si perde l'ultimo pensiero.
Mare, che a sera custodisci nostalgie di naviganti,
le tue anse racchiudono paure di naufraghi,
che le albe dissolvono in polline di luce.
La mia anima ambisce tesori di fondali
e nelle notti agostane anela vendemmiare
i grappoli porpora dei tuoi coralli.
invece sono qui, attraccata ad un molo
dimenticato dal tempo,
mentre mi illudo, con mani d'amore,
di riportare alla vita la fossile conchiglia.