ADDIO
Sul liquefatto asfalto di un estate torrida
Ti vidi che guidava un passeggino,
ad onta dell'aria rovente un blocco di ghiaccio inglobò il mio corpo.
Tu madre,
pensai furente, divorato da sentimenti insani,
che per tanto, troppo tempo, avevo accantonato.
Ma a quella vista il timer fece scoccare la scintilla,
l'esplosione fu grandiosa.
L'orgoglio, sempre lui, mi impedì di invertir la rotta,
così i nostri occhi si trovarono ad una spanna, come già fu mille anni prima.
Tu sorridesti con naturalezza,
io risposi senza dischiudere le labbra, per non mostrare i denti,
poiché avresti visto le zanne di un cane pronto al balzo.
Tu parlavi, parlavi,
io non udivo le parole che dicesti,
ma udivo quelle di una giovinetta che da dolci si mutarono in fiele.
Il gelo stritolò del tutto, nella sua morsa atroce,
ciò che restava della mia dignità di uomo,
allora aprii la bocca per vomitare fiumi d'ingiurie,
ma,
Colui che lassù regge sapeva che per mezzo mio
avrebbe parlato il Principe dei Luoghi Senza Luce,
e non permise che ciò accadesse.
Sentii una manina toccarmi una gamba, un piccolo suono che diceva:
"CIAO!"
abbassai lo sguardo ed incontrai due occhi vispi,
argentei come quelli della ragazza che un giorno strinsi tra le braccia.
Un vento infuocato, una commozione ardente,
ebbero ragione del freddo che mi attanagliava il cuore,
presi la manina, posai un bacio sulle paffute gote,
guardandoTi in volto dischiusi le labbra in un sorriso vero e dissi:
"ADDIO"
poi finalmente in pace con me stesso me ne andai mangiando il sale,
ma il suo sapore quella volta fu gradito.