E poi salire, arrampicarsi sù, fino al cielo,
lassù dove con orgoglio sventola il tricolore,
con l'agilità di scoiattoli, con il coraggio
di guerrieri, con l'abilità di chi la vita
la costruisce con le proprie mani,
con il sudore che imperla la fronte
ed il sole che cuoce la schiena.
A rincorrersi gli accenti e l'eco dei loro nomi
molti del sud e stranieri,
da paesi lontani con in tasca un sorriso
ed un biglietto di ritorno
e dalle loro mani castelli,
lisciati dalle rughe i vecchi palazzi,
circondati da reti e impalcature
come chirurghi plastici e parrucchieri
le case, dietro le retine.
Pomeriggi di sole, mattine di brina,
mani impolverate, insanguinate, intirizzite,
mezzogiorni di pause sudate e gavettini,
Costruire...
Io che so solo costruire sogni, nel mio cantiere
di castelli di carta.
Ci si perde lungo le strade di questa
vita, sospesi nel vuoto dell'indifferenza.
Un attimo, fra una pausa e l'altra,
- Loris non c'è più -
se n'è andato in un giorno freddo,
bianco di neve,
come la morte.