Quante volte,
il poeta
suole scrivere
che l'amore
è libero
non vuol catene,
oppur
che esso libera,
ma quando la soave
sua grazia,
il cuor del poeta sfiora,
nell'innamoramento,
nella passione accesa,
anche nelle lacrime
d'addio,
ecco apparire
sempre
l'aggettivo possessivo,
quel mio, che il verso
colora.
È radicato negli uomini,
in noi, comuni mortali,
la bramosia del possesso,
lieve sarebbe l'animo
svincolato da tal bramosia,
se imparassimo
che l'amore,
è un celeste dono
e basta a se stesso.