Una montagna meravigliosa...
la mia immaginazione, mi mette di fronte
al piacere irraggiungibile...
Io d'un paese conte
che mai ha visto il panorama dietro questa opera di roccia...
di roccia.
la strada terrosa, seppur visibile
anch'essa sembra inaccessibile, pericolosa
ma risplende di un sole incerto
che si nasconde dietro la nebbia, a volte;
risplende come un faro, altre.
L'angoscia mi percorre le membra, io,
a contemplare il colosso all'ombra,
mi domando e mi affliggo
cosa c'è dietro, se solo l'ostacolo
che mi copre la vista, è così...
imponente?
Mi architetto, mi ingegno
per oltrepassare la montagna,
assolutamente voglio raggiungere
l'altra parte della mia contea.
La mia mente, ripeto,
proietta il grande blocco,
mentre altri increduli,
osservano me nell'ombra, e si chiedono
che cosa guardo.
Un conte senza un popolo,
un conte insicuro,
che difronte ad una verginea bellezza,
crolla, si rifugia,
come un paguro si sente braccato, lui,
che ha realizzato di non essere all'altezza
di ciò che c'è dietro al monte,
di non essere preparato, a tanta bellezza.
Ecco, il monte era già nato,
il monte che divideva il suo regno
da un fantomatico paradiso,
perchè, lui, inconsciamente
credeva di non esserne degno.
Ura ruga si crea sul viso,
un tale paradosso,
ancor prima di poter corteggiare,
già sapeva di fallire,
di essere in un fosso,
troppo in basso per poter salire...
eppure se il conte la smettesse
di vedere soltanto i suoi difetti
potrebbe risolvere i suoi deliri.
come un bambino, sapendo di soffrire
dopo che dal ventre materno si appresterà ad uscire,
decide di strozzarsi, rinunciando ad un attimo di dolore,
ma pure
ad una vita davanti.