Cambiare, lasciare,
son solo le parole
che descrivono il processo
ma non tracciano i contorni
che solcano il tuo petto
perso nel contrattare
ansia individuale
in una società alveare.
No, mi manca il respiro,
è un pruder tutto il viso,
comprendo il mio ruolo
e pesa il mio vestito.
Lo stomaco si stringe,
le idee prendon le danze. E urlano!
Individuazione
è smontarti senza le istruzioni.
Il giorno che nasce mi guarda negli occhi:
si chiama dolore,
mi fissa severo e mi vuole in piedi
ma mi trovo nudo.
Nell'ora più buia in mezzo a te stesso
richiama il tuo nome
è il primo regalo che ti è stato fatto,
senza più dio non resta nient'altro.
Impara a fare del tuo pianto un interlocutore
basta sorrisi, basta equilibri,
accetta che il tempo guidi in silenzio.
Non stare più sospeso
o sarà un'altra truffa.
Individuazione
è arrampicarsi senza braccia
e andare, provare,
per cadere e protestare;
guardare la pelle,
sacrificare gente e poi
andare, provare,
ricadere e protestare;
guardare la pelle,
sacrificare gente senza altare
per poi starci male
e perdere il tuo centro.
Buongiorno dolore,
mi fissi severo ma ora ho imparato
a parlarti di giorno e accettarti la notte.
Quando la mia voce sarà ormai distante,
ricorda il mio nome
è il primo regalo che mi è stato fatto
e lo tengo ben stretto mentre germoglio.