Eri per gli altri,
vita della casa,
per questo forse
ti cercavo,
dove ti custodissi
dove fosse nascosto il te più prezioso
dietro il corteo di mille faccende
dietro il passo di sandali
deciso e leggero
di donna d'altri tempi
dietro le mani in perpetuo moto
dietro la vestaglia sempre indosso.
Era
dentro l'astuccio di trucchi in cui
da piccina
affondavo il naso.
Nei pomeriggi oziosi
con l'orecchio teso
al respiro forte del tuo riposo
e la paura che ti svegliassi.
Quella era l'essenza,
così diversa dall'odore di cipria lieve
che sospendevi
passando,
dai profumi che a tutta la casa
espandevi
e che come un abito ti ricoprivano,
di bontà cucinate la mattina presto,
di pulito,
di panni stesi al sole,
di cassetti chiusi e aperti e dimenticati,
di erba umida appena innaffiata,
abito cangiante in ogni gesto
che seguivo senza posa.
Era quella l'essenza di te
di donna, di puro diamante
riposta in un pozzo di sogni
di colori mescolati
di vecchi rossetti.