Sono diviso, si scorge nel viso,
fra'l ghigno e 'l sorriso.
Lo spirito anela la perfezione
ma l'alma spera la sua distruzione.
L'elevazione del corpo reciso
nel servigio; mai sopito io vivo.
D'un grigio orrore io vi morivo
ma sentivo il trascendere liso
che mi scende alla tomba profonda
della mia tronfia sapienzia. Non monda
la decadenza né semenza l'avi
impettiti dal mondo impietriti
nei busti che dirigon noi savi
persi nell'infimo e superiore.
Speme di pace ordita d'arditi
della nostra guerra interiore
ch'è sofferenza degl'uomini forti;
e senza dei guerrieri in noi sorti
chi siamo? chi siamo se non morti?
Vedo la fulgida irridescenza
che cadenza alla stirpe il passo.
Non imito i padri, diffido la scienza.
Vorrei esser giusto mai lasso!
Ma sì nefando è il mio pensiero
e turpe. Il rigore è una rupe
truce e rude e seppure fiero
m'insozzo nel rozzo con cupe lupe.
Cosa, cosa mi rende inferiore?
Sono corrotto! Lo so e mi vanto.
Mi costringo ad uomo redentore
dell'Europa dimentica l'anto.
Quale uomo, quale uomo gioisce
nel vedersi piegato? Il pianto
è lo scudo e l'arma profferisce.
Fato, la serpe. Black metal, io canto.