Chino il mio capo sulla mano fresca e profumata
ne colgo l'essenza inebriandomi di te.
La pioggia batte
ribattendo pensieri ossessivi e tristi,
non c'è sorriso sulle mie labbra,
non c'è luce nei miei pensieri,
sono acqua torbida che investe campi e prati
ricoprendoli di foglie secche.
Si perdono i miei occhi arguti e stanchi
dietro la collina dei ciliegi,
parlano di me,
raccontano ciò che sono,
ciò che voglio,
ciò che sono stata e non sarò più.
Parole mute di un labbiale senza frasi
scorrono come lacrime
urlando rabbia e malinconia.
Diligente non ferirò i vostri animi
raccoglierò acqua limpida,
ne farò fiume che sfocia nel mare,
ne farò brivido, emozione
pioggia e uragano.
Sarò brava ad eludere le voci
a nascondermi dietro il tuono
occludendo le mie orecchie
da quel frastuono d'ipocrisia.