La malattia
come un lungo inverno, ci scheggia come fossimo vetro
e incornicia di buio ogni giorno
tetro,
ci ricorda
che siamo soli
e soli ce ne andremo.
La tua denuncia fa riflettere e lascia attimi di sofferenza.
Condivido quanto scrivi nel tuo commento del 12/10/2010, meglio non pensarci fino a che non arriverà il momento.
Forse è proprio la solitudine che temiamo, più della morte in sè... Maria, la sofferenza che ti porti dentro è una poesia in te, amara e impietosa. Sorridi, e quel sorriso avrà un valore inestimabile...
Grazie mille per il tuo commento!
Grazie a tutti per i bei commenti e per le vostre riflessioni!! Purtroppo la malattia ci rende soli per vari motivi... primo tra tutti il fatto che comunque riguarda soltanto noi, ed è la nostra vita ad essere svuotata e a volte sottratta dalla malattia e, per quanto la vicinanza degli amici e delle persone che ci vogliono bene sia importante, è una vicinanza più lontana di quel che sembra, mortificata dal muro della malattia... in secondo luogo i malati provocano disagio, provocano pena... e purtroppo nessuno è forte abbastanza da non distogliere lo sguardo cercando di salvare almeno la sua serenità. Odio gli ospedali ed è proprio per questo, perchè vi si respira la sofferenza senza speranza di chi è su una strada senza ritorno... diventa più facile far finta che non esista nulla di simile, lasciare ognuno solo col propriopm destino, come d'altronde toccherà a tutti presto o tardi.
Detto questo, godiamoci la vita e facciamo in modo di non avere rimpianti quando ci ritroveremo soli... è l'unica cosa che ha senso secondo me.
Grazie ancora a tutti!
si nessuno ci può accompagnare, la strada la faremo da soli. Ma non del tutto, perchè chi ci vuole bene soffre della stessa malattia, chi ci vuole veramente tanto bene muore insieme a noi.
Concordo con Vincenzo e Nunzio, ma posso solo dire che gli affetti quelli veri saranno pur sempre la giusta terapia!!! Bellissima poesia
Anonimo il 11/10/2010 08:57
La malattia ti scava dentro, e ti sottrae tutto ciò che è veramente tuo. Tu non te ne accorgi, perchè è subdola. Poi viene un giorno in cui ti rendi conto di essere rimasto solo, unica compagnia la sua. Ti mangia gli affetti, le amicizie, la fede. Reclama tutto per se stessa.
Molto bella la tua poesia.
Ciao.
Hai ragione, forse in fondo la fede è anche un modo di sentirsi meno soli ed impotenti... e magari per molti può rappresentare un aiuto psicologico molto potente...