Nel vespero della mia vita
al limitar delle mie ore
inquieto e tremante anelo a Te,
Signore della vita.
China il capo e geme tremante,
la mia anima al sol pensiero, o Dio.
Potevo amarti, amar barboni e
prostitute, lebbrosi e affamati,
assetati e ladri,
ma prigioniero ero di questo mondo,
cieco di fede e di bontà.
Di pane ho vissuto
e non della tua Parola,
di bagordi e non di penitenze
di effimero ozio e non di preghiera.
Tra gli orrori della guerra e
della fame, della violenza e dell'odio,
avrei potuto scorgere il tuo volto
o Eterno senza tempo.
Compagno mi son fatto,
di Barabba e del ricco epulone,
coi quali, mendicanti d'amore,
siam qui a desìar migliori posture
vocando a Te l'antica prece
"In hora mortis meae... voca me!
Et iube me... venire ad te!"
Ma per la tua Misericordia o Dio
il mattino senza tramonto
mi coglierà a contemplare il Tuo Volto.