Una manciata di casupole sparse
sulla collina,
uno schiaffo, una carezza,
un tuffo al cuore
e l'orgoglio di essere nata qui,
il mio paese d'infanzia.
Ricordi intrappolati
tra le rughe delle sue case,
restano, ad ascoltare il vento,
a spiare il cielo e qualche segno
di vita che lo attraversa,
dietro le finestre ammuffite,
i segni di speranze appassite,
lacrime corrose dal tempo.
Un alito di silenzio,
muove un'altalena solitaria,
cigola una carrozzella,
un accento straniero,
sogna un paese lontano.
Suona la vecchia campana
il vespro deserto
e l'orologio del campanile
che ha fermato il tempo.
Un destino, il tuo,
l'abbandono.
Si aggira randagio il pensiero,
annusa l'aria di un lontano ricordo,
emigrato all'estero,
nelle fabbriche di periferia,
da ieri ritorna,
il bisbigliare di una preghiera
e di un canto di nostalgia.