Versi opposti lascivi inaugurano veloci sofferenze e balzano fuori da sintassi
mai udite e compiaciute sempre protese
a deridere l'antico enigma del suolo invaso
da celtiche profezie e inumane vestigia
che ardono e mutano come schegge impazzite
sull'assolo della memoria,
e infetto ossa e sangue per assecondarmi
in ogni respiro che placo e nutro ma che non vivo
e non vedrò riuscendo a iniziare un ciclico rituale
che deprime e rifugia le menti da stagnanti visioni,
e sobbalzo d'insieme a non iniziare...
mentre il mondo rimane e non aiuta, statico, inerme, ignobile,
l'orlo dei gemiti riscalda e tramuta in vasi densi
di nettare che aggiungono e distolgono da fine sincera.