Terra mia,
donna distesa coi fianchi rivolti al cielo,
morbida di colline e di boschi,
l'aroma del tuo sentiero sa di muschio e funghi,
la notte ha la musica delle civette.
Nel tuo ventre di matrona
il lago si distende placido
ricoperto dai raggi del sole.
La tua chioma argentata di ulivi
si agita al passaggio della tramontana,
la signora dei venti con le dita di ghiaccio.
I tuoi occhi sono quelli delle rondini,
neri e lungimiranti,
profondi e intelligenti.
I filari delle viti abbelliscono le tue vesti
con balze di grappoli d'oro.
La tua pelle ha l'odore del mosto e dell'olio appena spremuto,
la tua voce è il cinguettio concitato tra i rami delle querce.
Il tuo viso ha i tratti rugosi delle vecchie
chine a lavorar l'uncinetto,
ricche di figli e mai stanche.
La mappa del tuo corpo è un groviglio di strade piccole e strette,
di fossi gonfi di pioggia,
di campi appena arati
e di storie antiche come il mondo.
In te ho nascosto tanti ricordi,
ed ho sigillato i miei sogni nei muri
delle tue case più sole,
perché so che lì saranno al sicuro.
Terra mia,
ti ho lasciata da tanto e per tanto starò via,
ma sei tutta la mia giovinezza
e ovunque la vita mi condurrà,
ci sarà sempre una strada
che mi riporterà da te.