E questa corta tenda bianca
sbatte concentrica sulla finestra
e questa polvere gialla
vola nell'occhio di una cisterna
compianta madre di volti
deserti di rughe e
di spine
Fine e sottile
l'odore di bruciato
carne
gomma
ceralacca
e l'arma è carica lì sul tavolo
e l'erba è tagliata
da venti gnomi di pietra
Fissarti mia donzella
fissarmi tuo ardore
odio le linguette
plastiche
che tolgono il sapore
Sporcati le mani ancora
dello stesso incomprensibile delitto
un dovere di cronaca
per vuoti
di memoria
Piegato è il collo
le piume divelte
entrato il becco d'osso
e divorato
il senso
Pasci il tuo gregge
inventagli una favola
e ti donerà la fama
sacrificale e interattiva