Sono stato l'Atlante
piacevolmente inerme
fino all'elegantissimo sfacelo
come quando
al mattino l'aria
sa di ossido,
polvere di ferro,
ruggine incolore,
un inizio d'inverno.
Solida
stolida
pietra insolita
non hai compreso.
Si abbassano inetti
stretti
gli angoli della bocca.
Ti son caduti anche i seni
che pure alla Nike
rimangono intatti,
Vittoria dalle braccia vuote
un vaniloquio obliquo
attraversa tutto.
Nessuno ti disse
cosa fare con esse
io ci provai,
rimanendo del tentativo
una rancorosa forma.
Del resto
abbiamo fatto un pasto
e come Tantalo
ci divoriamo da soli
in catene solo nostre.