Zanzara spiaccicata sul vetro
inchiodo cielo azzurro e rami
forse anemoni, nasturzi, tulipani maschi
inneggianti al buon vento.
Ma dietro gli occhi le tue gambe occhieggiano
divaricate sul sedile dell'auto
e mi sturbano ancora, lo confesso
quei pilastri d'impudicizia ignara
tappezzata di jeans.
Sposto la leva del cambio sulla quinta
bevo una pinta di nonchalanche
sbavata di rossetto, m'accendo un bidi
dèvio sul ciddì.
Vasco urla io no, io no, io no...
io non ti dimenticherò. Lo copro
con il mio canto a squarciagola
mentre dal finestrino scorre
il paesaggio incongruo
del nostro sbandamento.
Acqua in curva, tempeste di non detti
pioggia d'accuse, gatti fradici sui tetti.
Eppure
spuntavano le fragole ogni tanto
gelsi sugosi rubati all'arciprete
nomignoli, peluche da vergognarsi.
Sai che ti dico? Non era così male
bagnarsi.