Cento Babeli avvinghiate
alle sporgenti mie costole scoperte
sono le parole frananti dai tuoi
mille occhi cangianti
mille bocche ventriloque
tu che non rispetti il mio
silenzio aggrottato
e di pochi piaceri.
Linguaggio bastardo
che non rispettò sua materna memoria
e suo padre il senno
figlio bastardo in fuga urlante,
indecente.
Combatto eterne lotte
sfiancanti coi miei levigati
pugnali di parole
contro sciabole della lingua di serpente.
Di segni e simboli sono mascherati
i sentimenti e
i cosmi del pensiero divergente
come cenere stesa nei solchi
delle petrose rune,
linguaggio antico
figlio di un tempo defunto
o mai giunto.