Mi afferra per i capelli
la bocca spalancata in un grido
attraverso gioielli di ambra
senza neanche più gridare
lo sguardo improvviso
di chi è segnato
poi, reso impotente.
Mi lascio trascinare
della rabbia ricevo in pieno il peso
spende il suo oro migliore
in punte di nichel
questo cielo
fatto di stelle precarie.
Mi volto e brucio.
Ho bisogno di un dio,
anche solo minore.
In un lampo la vita,
realtà cerebrale, provvisoria,
speculativa metà aura.
Realtà traiettoria
trafigge alla radice
questa saggezza che sa di pazzia.
La pace è così grande che abbaglia.