Mi sento in sospeso, come questo cielo indeciso. Se sia meglio allungare bianche mani sulla città indifesa o vagare tra nuvole stanche e giacere in perenne attesa. Cade qualche goccia ribelle, emozione che sfugge dagli occhi. In silenzio mi ascolto e mi accorgo che è questa volta la mia pelle, con voce insofferente e rotta, a chiedermi di agire, prendere posizione e lasciarmi andare, finalmente: cancellare le paure, spiccare un salto e ricadere sorridente in morbidi fiocchi di neve per ricoprire di muto candore le brutture del mondo.