Hai aspettato così tanto per nascere, che per anni ho creduto di non doverti mai conoscere.
Prima di te c'erano i tuoi fratelli a riempirmi la vita, eppure mi sentivo continuamente in attesa di conoscere un'altra parte di me stessa.
Cercavo di insegnare loro il rispetto per le cose in cui credevo,
pur sapendo che le mie raccomandazioni sarebbero rimaste nella loro mente soltanto pochi secondi, però non mi stancavo mai di ripeterle, ma questo lo sai, perché neanche adesso riesco a smettere di parlare, anche quando sono sfinita, quando l'alternativa più semplice è il silenzio, forse
mi illudo che nelle mie parole tu possa trovare le tue.
Quando eri bambina i miei occhi di madre accompagnavano i tuoi movimenti, e quando riuscivi ad addormentarti ti osservavo riposare, e nella tua calma trovavo la mia pace.
Mi chiedevo come avrei dovuto farti capire le cose senza ferirti,
senza farti perdere la curiosità di scoprire la vita.
A volte mi sembra che il tempo sia rimasto fermo a quando eri bambina, mi aspetto che da un momento all'altro tu riemerga da quel vuoto, e avvolga il nastro della nostra esistenza riportandolo al punto in cui si è fermata la nostra vita,
e soprattutto la tua vita.
Penso che siamo condannati a vivere più vite nel corso della nostra esistenza,
perché se mi raccontassero che la vita che vivo oggi è la stessa di quando sei nata, so che mi direbbero una bugia.
Ho smesso di pensare al futuro, quando ho capito che non avresti mai potuto raccontarmelo, ma ho anche imparato che l'amore è la risorsa più preziosa che abbiamo,
inesauribile, perché senza fine è la speranza.
Quando osservo i tuoi occhi, so di non sbagliare a sperare, so che l'aiuto più grande che posso darti è quello di continuare ad avere fiducia nelle tue debolezze,
perché anch'io ne ho tante e solo tu puoi insegnarmi ad accettarle