Intrisi di favole, una tenera mano sul viso.
Era tempo di giochi e capricci, su per verdi colline,
di lacrime mute e malinconia
a ricamarti la pelle profumata di menta,
dolore, che io verde germoglio, non potevo capire.
Era il tempo dei campi dai biondi capelli,
i tuoi da angelo nero tra le mie dita per gioco,
nelle tue, la chitarra improvvisata da rami sgualciti
intonare canzoni affidate dai nonni,
sopra laviche pietre con gambe incrociate di bimbi.
Il tempo, si è smarrito per strade sferrate, portando
lontano quella pelle che odorava di menta,
ma non i baci, non il ricordo di giochi innocenti
ne di suoni con rami piegati
e canzoni affidate dai nonni
e di quei ricci da Angelo nero tra le mie dita per gioco.