Lacrime congelate in uno sguardo vuoto,
occhi ciechi alle immagini del mondo a me noto,
Afrodite mi attornia e mi nega la mano:
sono un freddo alieno che scruta l'orizzonte lontano.
La parola d'uno sconosciuto risuona inutil paterna melodia,
un fugace cenno dal gentil sesso e barattarne la cortesia,
ma poi, come un ombra nel buio, tra la folla dileguarsi,
e lenta la mente si scinde dal corpo e il suo vivo decomporsi.
Ai forti e agli arroganti riserbar solo indifferenza e disprezzo,
interesse per chi è debole, sconosciuto o privato d'ogni vezzo;
attrazione da lande desolate ove dispiegar le ali,
più che dalla specie che anni fa mi diede i natali.
Convivere con un ospite invisibile ed indesiderato,
chiedendosi se il suo soggiorno sarà mai terminato,
e quindi, dei trentadue denti su ogni bocca nell'universo intero,
accorgersi che quello inciso sul collo è l'unico mio sorriso vero.