È come se non fossi mai andato via.
Probabilmente è così,
visto che il tuo cielo
tra due mondi continua a stare
e ancora - prendendo forme nuove -
accanto mi respira.
Fermo sulla cenere degli occhi
simili quasi a orme di gesso,
il gesto del silenzio attonita guardo
e il ricordo di te - del padre che fosti -
mi ricade addosso come gelo notturno
di un morente Gennaio.
Spesso, il corpo scarno a frugare la vita
chiusa nei reticolati di un'anima
che il presente disincanta,
-io rivedo-
insieme a ciò che per sempre si è disperso:
l'uno all'altra,
nella fragilità della carne,
vicini.
A ritroso e senza un grido
il cuore muove incontro
all'immatura fragilità dei sensi
visibilmente abboccati
- oggi come allora -
su un tenero principio
di inevitabile smarrimento.
Un senso calmo di amara solitudine
sempre divaga su la crescita smisurata
della tua assenza.