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Il poeta, il muro e il graffito ( protagonisti di una situazione sotto certi aspetti chiara )
Questa è la storia di un cavaliere errante,
che andava in giro con un sacco pieno di domande,
e del suo vagare solitario, singolar tra comune gente,
che lo portò lontano dalle sue natali lande;
Questa è una storia che già il vento disperde,
che parla di come egli rischiò di divenir zoppicante,
e come ogni allegoria una sua verità nasconde,
anche se questa filastrocca apparrà insignificante;
era un giorno come tanti altri, non accadeva niente,
quando il vuoto e la distanza recaron a lui un canto,
una ballata reggae ch'egli seguì con far danzante,
facendogli scordare di aprir gl'occhi di tanto in tanto;
e passo lento, passo lieto, passo che però non fu mai stanco,
andò a sbattere contro un muro che gli si parò davanti,
scoprendo, che da oltre quei mattoni, nasceva il soave canto:
una fortezza che sfiorava il cielo con misure sorprendenti;
si trovò così a esplorar curioso, ma senza affanno quel recinto,
in lungo e in largo, quando stanco, decise di riposare,
e non trovandovi aperture, ma sempre ispirato da quel canto,
prese una bomboletta di spray nero cominciando a scrivere;
ma proprio quando la sua opera ormai alla fine stava volgendo,
da un pertugio si affacciarono due occhi, senza far trasparir altro,
poi una voce senza indugio gridò: "chi sei? Cosa stai facendo?"
ma la risposta fu domanda "dimmi dama, era tuo quel canto?"
e la voce alterandosi ribadì "cosa vuoi? Cosa stai facendo?"
"fatti guardare e permettimi di dare a questo graffito un volto!"
"maleducato impertinente, hai idea di quello che stai facendo?"
"ma non ho colpe principessa, la mia mano è mossa dal vento,
sono un poeta, ti prego, la bellezza è il mio nutrimento,
in queste terre brulle, grigie prive di fiori sto morendo"
"se proprio insisti, aspettami ho giusto bisogno di allenamento"
e dopo quelle parole senza senso, si avvicinò a lui uscendo.
Il cavaliere la guardò estasiato da sindrome di Stendal colto,
Mentre lei la scritta che imbrattava la sua dimora leggendo,
cominciò a menare pugni e calci per punire quell'affronto,
e si fermò solo quando, vide che il disgraziato stava ridendo.
"dimmi: come mai il tuo dolore non è accompagnato da pianto?"
Lui rispose: "vedi questi lividi, queste ferite e questo rosso?
Scompariranno, ma ciò non avverrà mai con il ricordo del tuo canto,
solo domani quando la vita mi colpirà nuovamente sarò commosso,
e nemmeno allora sarà a causa del dolore inflitto al mio corpo..."
"sei soltanto un pazzo delirante, finiscila, di cosa stai parlando?"
... no, quel giorno le mie lacrime saranno rivolte a questo tempo,
a te così stupenda che decidesti di nasconderti a gli occhi del mondo."
Ma questa è solo una storia che già il vento disperde,
che parla di come un cavaliere rischiò di divenir zoppicante,
e se di questa allegoria non avrete colto la verità che nasconde,
mi auguro che questa filastrocca, sia stata perlomeno divertente.
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0 recensioni:
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- sono caiazzi miei quello che scrivo hai capito zotico maleducato?
- ciao luigi... non ho parole x descrivere cio' che ho appena letto... 6 disastroso... cmq bella FILASTROCCA... per libri d'infanzia sarebbe stupenda
- troppa bontà: grazie!
- Ciao Luigi.. non ho parole per descrivere ciò che ho appena letto! Sei un grande!
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