C'era una volta,
in uno strano Paese,
un signorotto ricco,
ma così ricco
ed anche furbo e sfrontato,
da suscitare l'interesse
dei messeri togati.
Furbo com'era
ebbe il sentore,
corse ai ripari
per scansare il Pretore.
Investì,
parte dei suoi averi,
per comprarsi il potere.
Salì su di un predellino
tra seguaci osannanti,
dispensando,
a destra e a manca,
slogans e sorrisi.
Si circondò
di gente di rispetto,
avvocati in doppio petto
e signore
con la quinta misura
e signorine
ex letterine.
Dopo anni di false promesse
e il pensare solo a se stesso,
il Popolo,
che lo aveva votato,
capì che era stato fregato.
Inscenarono scioperi
e lotte
e sfiducie in sede legale,
ma il signorotto
con fare arrogante
governava a dispetto dei santi.
Ci vuole la mano divina
pensò il Popolo
ormai alla deriva.
Ed allora processioni,
tutti in fila
da buoni Cristiani,
affollarono Chiese,
consumarono Altari.
Cotanta devozione
portò alla soluzione,
intervenne il buon Gesù;
se lo prese
e non ce lo diede più.