Nel pensare alla fanciullezza,
molti ricordi sovrastano la mia mente
di usanze morte, ormai, nel tempo.
Non c'è più il contadino che passo dopo passo,
con indomita cadenza,
la sacca a marsupio attrezzata,
il seme ivi riposto, va spargendo, con quel suo menar di mano,
su e giù lungo i campi sapientemente arati
e curati come belle dame dei tempi andati.
Campi alla bisogna cupi e grigi
nell'autunno di giorni avanti nel tempo.
Un chiacchiericcio di uccelli
sempre pronti al desinare di quel richiamo insperato,
lo seguono come il tuono il baleno,
sempre più numerosi,
neppure del fantoccio riposto più timorosi.
Il seme fra le zolle si nasconde,
il suo predatore sempre non confonde;
quello più al sicuro muore e lì giace
conscio del ripristino della vita se a madre natura piace.
Saranno alte e bionde a giugno
ma non sarà il contadino a tagliare lo stelo con la falce in pugno.