Come i grani dei rosari
sfiorano le vecchie,
le mie mani da bambino
sfogliavano il tuo nome;
un gioco di sillabe sussurravo,
neanche conoscendoti.
Ma adesso che sei luce
che filtra la mia stanza
e dolce e dolente pioggia
che scioglie le mura
del mio pianto amaro,
voci sconosciute
cantano le sabbie
d'un sentimento senza fine.
Così cado sulla cenere,
tra ricami di garofani
che assediano le tombe
e fiori azzurri sospesi,
teneri boccioli di rosmarino.
La verità è che temo
il tuo svanire improvviso,
la rugiada del tuo canto
e le labbra, more d'autunno
che la notte respirano,
quando esplodono gli astri,
la rosa nera del sonno.