Grado,
malinconica culla della civiltà
che mai non brucia,
ignifughi i volti
come opachi cristalli.
Per me sei madre feconda
di nostalgie silenti e sperdute,
come in questa notte:
sotto una Luna gialla di lampione,
là svanisce la nebbia lucente,
l'aureola argentata di strade
ricolme di buio soltanto,
là
dove le nere lingue marine
atterrano nuvole spente,
laggiù i viscidi dorsi
lubrici vanno
e scivolano sempre,
non li puoi seguire
ma ne odi la morte
sciabordare.