Nell'ora che volge all'ultimo sole
dalla mia loggia nel borgo antico,
guardo la valle che dolce si stende,
si stende l'occhio sul colle declive,
mentre il silenzio si tinge di verde,
mentre quel verde dipinge la pace,
mentre più in alto, nubi azzurrine,
velano ceruleo color d'infinito.
E'questo il luogo dove adoro restare,
guardiano di pietra che immoto appari,
tu che dal colle sorvegli la valle
che poi si offre a uno spicchio di mare.
Luogo di grazia, luogo d'infanzia,
bellezza angusta che fiera intrecci
teorie di vicoli a dossi di pietra
che si diramano in trame intricate
di basse case dall'aspre mura,
con scuri chiusi con vetri a specchio,
ove s'alternano all'oro del sole
tremule notti d'argento lunare.
Tu che racchiudi, come uno scrigno,
dolci tesori di giovinezza:
lì sulla siepe dove fu colta
al primo sole la prima rosa,
l'ora disgiunge
l'ultima luce del giorno tardivo
dalle prim'ombre di livida sera.
Ora che sveli fredda la notte,
fa che non muoia come la luce,
di questa terra nobile e fiera,
l'alta memoria, la rabbia e l'orgoglio.
Abbia la notte ansia dell'alba,
la porti il sole che sorga dai monti,
venga alla brezza di prima mattina,
segua la scia d'un'eco lontana
di giubbe rosse mosse nel vento
che furon mille o forse sol cento.
Vermigli un fiore sul ciglio del fosso
che abbia il profumo del primo amore.