Le preghiere hanno squarciato il cielo,
Dio le ho colte come dolci poesie
trasformandole in fiori profumati,
in rose vellutate
dalle quali ha tolto le spine.
Profondo il canto della fede
è arrivato sino a lui,
in pianti, in urla,
in silenzi senza fine,
in calici offerti
colmi di speranza.
È il tuo viso ora
ad irradiare luce,
quella stessa luce fioca
che non s'è spenta mai.
Pediluvio di una primavera che sboccia,
di fiori nuovi tra dita
ancor deboli,
nelle fiacche tue mani
che stringono forte la vita.
Abbracciala
tu che sei il suo re,
amala tu che sei amante
dolcezza infinita
nel dolore che presto
svanirà come leggera bruma
in un mattino di fresca rugiada,
nelle tue lacrime di uomo
che non fugge,
che non teme
l'inizio di una nuova vita.
Ampolle cristalline coglieranno terra fertile,
semi di fole immaginarie
nei tuoi occhi che all'imbrunire
diverranno specchi di limpido sentire.