Il canile è recintato in rete e filo spinato
a scossa elettrica telecomandato
con postazioni dagli ulivi (brevi
rialzi urbani di vendetta rasoterra;
e di guardia.
È nato giglio
-il sesto di sei-
figlio
in sterco ammucchiato.
Quando li ammazzarono (petali
vivi,
l'ultimo colpo fallì la mira
e divenne il cane
-senza un occhio-
e l'altro marcio,
infettato dal lerciume
del suo unto pelo di fame
fitto.
Da dietro alla rete
ai passanti
implorava un osso.
E quando quelli
portarono il pane
l'occhio non scorse il suo confine,
un avanti di troppo
morse.
Ma rise per ore
nel crepare appeso al ferro:
gettando il suo crudo
cuore come fango
all'aldilà di un recinto
(che le iene
non lo sanno scavalcare.
(le iene muoiono a cavalcioni degli ulivi.
Nelle sere al canile insonni, ancora si narra
del cane detto Jonathan, che riuscì a vedere
il mare, dall'intestino azzurro di un domani,
ché il suo cuore scuro -a pezzi- se lo spartirono
i gabbiani.