Sento un disagio profondo.
Li dentro l'occhio non vede,
ma s'agita giostra furiosa.
Senza tregua apparente,
di volontà reclusa in perché divampa.
Cos'ì son io,
tremula foglia sospirando
al vento si concede incredula.
Vespro serale dal cuore s'innalza
rattrista corde di liuto sospese.
Lode che nell'aurora si fonde
planando al risveglio su mute stille.
Opprime questo raggio di sole
spento agli occhi di ciglia socchiuse.
Soffoca il vociare sconfinato
che nella roggia s'infiamma di rumore.
Errante su un giaciglio di rotti vetri
cospargo vermiglio laddove il ricordo trafigge.
Ombra che dall'eclissi va oscurando
mentre coccinelle di "glicine" accese, sfuggono.
Ma Dorata Conchiglia sul greto del cuore racchiusa,
struggente s'apre melodia al chiaro di luna.
A scolto a velare la rossa pupilla, in un
m omento labbro grinza al sorriso;
o ssigeno puro del monte inviolato,
r idona disio nei folti capillari rappresi,
e conio barlumi di speranza da lei sospinto.