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L'amore del nulla uccide.
Era di marzo
o forse aprile
le vele sgonfie
e le rugiade
lenivano l’acne
acerbo di crudi rumori,
dolci insidie secolari,
infidi e sifilidi
orrori
appiattiti e soggiogati
dalla tua lettera indomita
calma sui miei moti
scivolava assorta
concentrata
come in preghiera
su questi monti di pace
su queste eteree colline
senza neve.
sottili paramenti
di carta vetrata
rotondi come unghie
graffiavano la mia schiena
rinsavendo l’ardore,
spezzando muto
l’amore del nulla,
svicolando per pendii
e fremiti,
cospargendomi d’altro
incanto sparso
piu’ sordo d’un eco
divelto
acciaio fuso coagulato
sulle spoglie
della mia prigionia.
Figurarmi le luci
rimbalzare fredde
nello specchio lucido
d’un marmoreo inganno
non desterà più stupore
ne’ potrà un fosso
pieno d’anime e peccati
rifrangere l’ipocrita sdegno
di chi sopporta a stento il vivo incanto,
suicidandosi
un atomo alla volta
per non patire troppo
la gioia dell’addio
l’odioso perpetuo
rincorrersi
degli attimi negli attimi
e non sarà il succo puro
di questo seme traslucido
e dolce
a rendere meno annoso
l’indefinibile freddo,
il ghiaccio colorato
e finto
che dai poli si muove e cresce
avviluppando le culle vuote
dei bambini
che cantano della vita
in gorgheggi infiniti
e sacri.
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