Luce.
Di luna.
Gialla.
Intrusa.
Sempre la stessa,
sempre morbida,
sempre inutile.
Lenta,
pacata.
A tagliare come lama
d'assassino
il buio intimo della mia stanza.
Metallica,
silenziosa,
scosta le tende,
si sdraia sul divano.
Poi mi carezza,
lieve.
Mano dolce di donna,
preludio d'amore,
ammiccante
erotismo.
Litiga con l'abat-jour,
si guardano grevi,
come amanti gelose.
Poi si posa sul letto
e apre le gambe.
Vuol far l'amore.
Mi alzo e mi stendo al suo fianco.
La guardo muoversi lentamente,
sempre nella solita direzione.
L'abbraccio,
o almeno ci provo,
e la amo.
Sara' il sole ad ucciderla,
come ogni mattina,
come il più metodico
dei serial killer.
Ne restera' l'odore sulle coperte.
E il ricordo.