Come un'anima dannata,
rimescolo il torbido,
putrescente acquitrino dei miei rimorsi.
Giudice spietato della mia coscienza,
affogo lentamente nel viscido limo di pensieri
che la ragione partorisce ormai morti,
privi della loro stessa sostanza.
È un incoerente rincorrersi di pretesti,
un inutile giustificare azioni che,
immancabilmente,
lasciano solchi profondi e definitivi nella mia anima.
Fisso lo sguardo su quartieri della mente
che mi portano rapidi,
verso la dolce, irrazionale tranquillità della pazzia.
Non cambio ciò che sono!
Non desidero redimere le mie colpe,
o lenire il dolore che mi flagella.
Voglio solo perdermi nella nebbia della notte.
Sfuocata immagine di un uomo..
Grigio profilo di me.