Come in una visione prese forma in ognuno
quello che il cuore invocava di nuovo in vita.
Un bagliore irreale rischiarò volti perduti
tornati com'erano prima e a loro altri si unirono
ciascuno teneva per mano la causa di un dolore antico
così si distese la catena infinita, vita dopo vita.
Amori osteggiati, vendette incompiute, promesse mancate
tutto fu rimestato nell'indistinguibile grigio
di ciò che è chiuso in un istante perenne
così restarono intatti, sospesi, eterni e incompiuti.
La terra vibrò sotto il peso dei morti e dei vivi
e di chi l'aveva, anche per poco, attraversata
le immense distese dei continenti non furono più sufficienti.
Svanirono oceani troppo agitati, come riverberi di specchi spezzati
e il vuoto non ebbe più posto nel mondo, tutto fu presto colmato
nulla ebbe fine, nulla ebbe inizio, nulla apparve più spoglio
sotto l'immane bailamme del turbine umano.
La morte conobbe, allora, la sua stessa paura
brandì impotente la falce e non colpì niente
al servo fedele mozzo, per errore, di netto le ali.
Sul sangue versato ricadde e lì, alla gogna, rimase il tempo.
Con uno schianto s'arrestò sul momento. Spirò così l'urgenza
dell'agire umano, del dire le giuste parole cogliendo l'istante,
Nulla si consumò più sfregando le albe e i tramonti.
Il buio e la luce smisero di contendersi il campo.
Ciò che scorreva cristallizzò sotto il chiarore dell'universo fermo.
Così la vita smarrì l'anima, perse l'ardore e, nell'aria incompiuta, divenne eterna