S'inneggia tanto dell'amore
da stordire
poeti, noi
dell'osannare e maledire
qualcosa che bramiamo perchè sfugge
e travolge nel fuggire
qual condanna
ne canto, indegnamente, pure io
mea culpa
da umile profana
mi confesso
rea, d'aver compreso mai
che cosa sia
c'inebria come un fiore
si semina e raccoglie quale frutto d'un miraggio
che svapòra con il sole
è cibo degli dei
è melodia
che l'anima deruba
la innalza e la distrugge
e ad occhi schiusi
ci precipita nel sogno
presi
dalla brama di malìa che c'imprigiona
unica via
- guai, se lo negassi -
unica via
antica quanto sconosciuta
mai, la stessa
ipnotica matassa senza capo
unica, sì
nella diversità che da ogni nota,
asperge e acceca
di cieli e lapislazzuli d'ambrosia
piega, al volere
dell'ebrezza
diamante avuto in dono a caro prezzo
ammalia
scompone gli atomi del cuore
esalta
brucia
invade d'energia
e quasi senza averne percezione
ci possiede.