È cominciata che non ricordavo
il nome di persone note. Che, durante un discorso,
non mi veniva in mente il termine giusto,
che pure ben conoscevo. Allora cercavo sinonimi
al contorno della parola latitante, con risultati
sempre sufficienti ma insoddisfacenti.
Ascoltavo il brusio mentale, roco e fioco,
un invito ad essere "accomodante".
La mattina, quando mi radevo davanti allo specchio,
continuava ad essere il momento delle idee.
Intuizioni, spunti per il lavoro e per la scrittura.
Ma, rispetto a prima, dimenticavo prontamente
tutto, non senza rabbia. Così mi sono munito
di penna e blocchetto, per annotare le mie intuizioni.
Ed il brusio mentale mi invitava ad essere "nullafacente".
Poi - ero andato in pensione - è accaduto
che, negli istanti che succedono al risveglio,
qualcuno di casa già pronto per andare a scuola
o al lavoro mi chiedesse qualcosa, ed io tramutavo
la mia risposta pronta in mente in una serie di parole
inadeguate. Con il brusio mentale
che mi invitava a tornare "dormiente".
Di tutto questo mi rendevo conto, perfettamente.
Sapevo che ci sarebbe stata un'evoluzione
e che sarei stato uno fra i tanti, ma non sapevo come.
Oggi tutti mi ricambiano il sorriso
- sorrido senza muovere le labbra -
ed io li so di storia e di nome,
anche persone che non ho mai visto
e che non sanno quel che io so di sapere.
Penso, rifletto, a tutto rispondo.
Il brusio mentale mi dice che sono avanti,
che non devo fare altro. Chi mi sta intorno si interroga:
"Chissà se capisce...",
ed io sorrido loro e tutto osservo in un punto,
tutto il mondo pellegrino verso quel solo punto,
ed amo totalmente.