Or sei placido, d'innanzi a me
ma io so ben
che a un mio batter ciglia
tu già potresti esser
un crepitante tumulto di flutti
la brezza ti pettina
lievemente
l'onde increspate,
che s'infrangono al limitar di loro vita
su una mesta battigia
gli scogli aguzzi guardan
da lontano,
prima l'acqua e la spuma
e poi, severi, paiono borbottar
dai gorghi, pian piano
un piccolo granchio sopravanza timido
sulla cupa spiaggia
poi,
sparuto da un inatteso latrato,
torna lesto al suo anfratto, acquattato
una barca
che sembra navigar sul
filo dell'orizzonte,
tira le reti sul ponte:
pesci d'ogni genere son
costretti a trovar la morte
chiudendo gli occhi in un mondo estraneo
alzo il capo a un garrito:
un cereo gabbiano
porta con sè tanta speme
volando libero sotto un cielo
colorito
tu, o mare, ci mostri le Tue
emozioni,
e certo una
tal visione non si può che
amare, poichè ognuno di noi
dentro sè,
ha il proprio mare.