Le mani abbronzate del medico,
i fogli bianchi tra le mani,
era lì che il destino aveva dato
il suo verdetto,
le mie si stringevano
tormentandosi a vicenda
nascoste dalla scrivania,
le tue stranamente immobili,
ma le vedevo stanche,
quasi rassegnate.
Un colpo di vento agitava
i miei silenzi pallidi,
come le tende e il camice
del medico impassibile,
dalla finestra aperta uno
squarcio di cielo azzurro
una giostra che girava
e tante voci di bambini,
quando sull'altalena
mi spingevi in alto
e mi sembrava quasi di
toccare quel cielo,
poi ricadevo in basso
pesante,
come un angelo senza ali,
come quella rondine
che in un pomeriggio
d'estate per gioco
dei ragazzi hanno strappato
dal volo
cadde pesante, come un sogno
che si infrange al suolo,
ho ancora negli occhi
l'immagine,
per me era quella la fine
della fiaba
che ti sentivo raccontare,
mentre con le mani
sentivo il corpo
diventare tiepido velluto
e il capo reclinato,
ali grandi e nere aperte,
con la fierezza di chi
ha sfidato il mare.
Girava, girava la giostra
dei cavalli
e poi d'improvviso
il mondo si è fermato
e in quel momento
avrei voluto scendere
con te.