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Giardino de Roma
Moscio moscio,
co' l'arsura
che l'estate romana
ce porta,
de sudore fragico
inzuppato,
su per l'Aventino
annavo,
quanno de botto
l'orfatto mio
de profumo dorce
corpito fu,
e te credo,
rose antiche,
già dai Magni
conosciute,
de tutte le specie
e colori
staveno lì
lo passante
ad aspettar,
ma la vista mia
su la rubra rosa
de botto
se fermò,
e se ne innamorò.
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