Alveari di valigette
spaziano su strade numerate,
cavalcando esseri bipedi,
cognitivi uomini.
Mandrie di automobili
spaziano su strade nominate,
evitando lazzi di passanti
ruggendo come piume di pavone.
Pascoli di cemento
spaziano su strade tronche,
ombre di sequoie d'acciaio
su erba brucata d'asfalto.
Cetacei di petrolio
spaziano su strade d'acqua,
trottano tra confini invisibili
con olio, seta e topi.
Cieli di ruggine
spaziano su strade di fil d'azzurro,
e nel ventre covano
reazione chimiche acide.
E il pagliaccio scatta foto
di bianche cime innevate,
di soli disciolti tra l'argilla e il mare,
di grotte scavate pazientemente dal tempo.
Egli assume pose strane,
e mani per terra, e gambe per aria.
Alterata visione d'argento ed oro
permeata da polvere lunare.
Ride, e ride, e ride,
accorgendosi d'osservare
valli dell'eden
di plastica e cartone.
E il pagliaccio rispose:
è il giuoco delle parti.
Giochiamo.